La possibilità di rimodulare il piano di riequilibrio finanziario pluriennale approvato dalla Corte dei Conti con deliberazione n 311/2015 così come prevede una norma inserita nella legge di stabilità 2018 è stata votata a maggioranza dal consiglio comunale dopo due ore e mezzo di dibattito in aula.
Presenti ventitré consiglieri il presidente del consiglio comunale Garaffa comunica una conferenza dei capigruppo giovedì 11 gennaio alle ore 16.00 per dare ordine ai gruppi consiliari.
La consigliera Ivana Castello rileva che è stato azzerato un capitolo, il numero 8710, in occasione dell’assestamento di bilancio quando erano stati assunti impegni, su quel capitolo, per cinquantamila euro, il tutto adottato con una delibera del consiglio comunale del 27 dicembre u.s. Si tratterà di un errore atteso che in questo modi si determinerebbe un debito fuori bilancio.
Il presidente Garaffa chiede che si faccia un accertamento tecnico sulla questione.
Il sindaco replica dicendo che nel capitolo tutto è in regola avendo verificato il movimento regolare del capitolo e chiede alla Castello se è in possesso di una certificazione degli uffici in ordine a quanto affermato. Valuta che quando asserito dalla Castello potrebbe presagire una informazione sbagliata e quindi questo è grave.
La consigliera Ivana Castello ha una cartella con la movimentazione delle somme e chiede che venga modificata la delibera di consiglio comunale del 27 dicembre u.s.
Il consigliere Giorgio Falco chiede l’anticipazione del punto relativo all’adesione della rimodulazione del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale approvato dalla Corte dei Conti con deliberazione n 311 del 2015, così come consentito dalla legge di bilancio 2018.
Relaziona il sindaco sul punto sostenendo che l’ente può avvalersi dalla possibilità di poter aderire, come da legge di stabilità 2018, alla rimodulazione secondo i parametri previsti tra l’indebitamento certificato e l’ammontare della spesa riferito all’ultimo esercizio finanziario (comma 888-889 della legge finanziaria 2018).
Questo articolo dà la possibilità di rimodulare i piani di riequilibrio sino a venti anni.
La possibilità di rimodulare avviene con due procedure precise.
La prima è la possibilità all’ente di poter riformulare il piano e avviene attraverso un’adesione che deve essere approvata dal civico consesso entro quindici giorni dalla pubblicazione della finanziaria 2018 in Gazzetta Ufficiale. Poi deve essere trasmessa alla Corte della Conti e quindi al ministero degli Interni. Dalla data dell’adesione scatta la seconda procedura: il comune ha quarantacinque giorni di tempo per rimodulare il piano di riequilibrio da inviare al Ministero degli Interni e quindi al vaglio della Corte dei Conti per l’apprezzamento definitivo.
C’è un piano esistente che prevede in ripianamento in nove anni; adesso c’è la possibilità di farlo in venti anni. La volontà dell’ente di avvalersi di questa possibilità tara un rientro del debito in modo più agevole; questo consentirà all’ente di poter liberare risorse che potranno essere impiegate in modo produttivo.
Questo momento è importante in attesa di una sentenza delle sezioni unite della Corte dei Conti che dovrà esprimersi sul ricorsocontro la dichiarazione del dissesto del Comune di Modica.
La consigliera Ivana Castello rileva che questa è la quinta volta che si cerca di rimodulare un piano di riequilibrio.
La quarta volta non è stato rispettato il termine perentorio del 30 settembre da parte del consiglio; il piano di riequilibrio è stato approvato invece in giunta che non poteva sostituirsi al civico consesso. Il ricorso in questo senso dell’amministrazione è stato perso. Il dissesto chiesto dalla Corte dei Conti è dovuto al fatto che l’ente non ha rimodulato il piano secondo il termine perentorio e questa non dà alcuna possibilità al Comune di poter redigere una nuova rimodulazione di piano.
La legge c’è per i Comuni virtuosi e che danno prova e dimostrazione di risanamento con l’approvazione degli atti finanziari in tempo. La Corte dei Conti ha già deliberato che il Comune di Modica non può rimodulare un nuovo piano perché il magistrato contabile ha già detto che l’ente non ce la potrà fare mai a risanare. Insomma un’amministrazione fallimentare. Le transazioni poi servono a mascherare i debiti fuori bilancio che significa nasconderli.
Dica il sindaco se ha superato le criticità rilevate dalla Corte dei Conti. Questa norma serve all’amministrazione per prendere tempo in quanto non è cambiato nulla. Arrivare insomma alla prossima campagna elettorale per le amministrative senza la dichiarazione del dissesto.
Il magistrato contabile già sul debito spalmato in trent’anni ha espresso le sue riflessioni dicendo che non ce l’avrebbe fatta mai. A che cosa servono ora i vent’anni? Sono stati fatti avanzi di amministrazione con dati non veritieri e vanno oggi ricalcolati.
Il consigliere Vito D’Antona valuta che è impegnativo decidere oggi se aderire o meno alla rimodulazione del piano.
La norma sostiene che dà la possibilità di rifare un piano ma senza appello se non si rispettano gli obiettivi intermedi. Non passi l’idea di aver convinto il Parlamento dopo che la Corte dei Conti si è espressa come si è espressa. Non è così. Il punto non è l’adesione o i quarantacinque giorni per riformulare il piano, sempreché la Corte dei Conti lo accolga. La quale ha sostenuto che la rimodulazione di un nuovo piano non può essere uno strumento per non dichiarare il dissesto.
Si sarebbe aspettato risposte agli elementi di criticità che sono stati formulate dal magistrato contabile. Chiede di rinviare la discussione di qualche giorno. Valuta difficile una risposta robusta atteso l’asset burocratico sugli uffici finanziari dove manca un assessore, adesso la consulente e una PO a tempo pieno.
Alla fine si può deliberare l’adesione, rivendica il diritto di essersi opposto alla dichiarazione di dissesto. L’ultima possibilità di evitare il dissesto fu l’audizione del 24 luglio scorso da parte di sindaco e assessore al bilancio in sede di Corte dei Conti a Palermo. L’esito fu che subito dopo si dimise dall’incarico l’assessore. A quanto pare il giudizio, come dimostrano i fatti non è cambiato. Addirittura dopo le delibere della Corte dei Conti che hanno dichiarato il dissesto l’amministrazione approva una delibera per le luminarie e i servizi promozionali per il sindaco.
La verità secondo D’Antona è che il sindaco vuole evitare la dichiarazione del dissesto prima della campagna elettorale per le amministrative
Sull’estate modicana 2015 non c’è copertura finanziaria, sono circa 77mila euro, perché il bilancio fu approvato l’anno successivo. Gli incarichi furono dati. Dal 1 gennaio 2016 quello è diventato un debito fuori bilancio. Presuntivamente valutato che sia stato mascherato il debito dalle transazioni fatte con le imprese che hanno reclamato il dovuto.
Si sarebbe aspettata una relazione sul come superare il contenuto delle criticità; oppure appena approvata la delibera il sindaco dovrebbe dimettersi.
Il problema non è la norma ma il fatto che questa amministrazione non ha fatto il risanamento facendo una politica scellerata della questione finanziaria.
Chiede un rinvio con la convocazione della commissione bilancio perché si discuta sulla possibilità di aderire e vedere quali procedure adottare.
Il consigliere Giovanni Scucces rileva che la maggioranza non partecipa al dibattito e che la città in questi quattro anni e mezzo continua a navigare in acque non tranquille.
E la situazione è peggiore di quella emersa il 31 dicembre del 2012 data dell’approvazione del primo piano di riequilibrio.
Si chiede cosa significa comprimere il debito in venti anni quando nei trent’anni c’erano difficoltà di adempiere alla rimodulazione del piano. Se il sindaco intende dare assicurazioni lo deve fare con una documentazione.
Il consigliere Luigi Giarratana precisa che si tratta di un’adesione ad un nuovo piano e non di fare oggi un nuovo piano di riequilibrio finanziario. Se questa è la situazione, la commissione bilancio ha dato il suo parere favorevole dopo un’analisi della nuova disposizione di legge. Il consiglio non si può fare sfuggire questa possibilità.
Il consigliere Andrea Rizza valuta che bisogna dare una votazione cosciente. Se oggi non ci fosse data la possibilità il comune di Modica sarebbe già in dissesto: l’amministrazione Abbate ha agito a volte in maniera scellerata e a volte in modo superficiale.
Qui si corre il rischio di voler allungare i tempi per la dichiarazione di dissesto. Si sarebbe aspettato dal sindaco un intervento più di merito e quindi nei contenuti rispetto alla illustrazione della norma. Aderisce all’idea del consigliere D’Antona di una discussione con una commissione bilancio convocata ad hoc e poi decidere.
Il consigliere Carmelo Cerruto mai ha assistito ad una richiesta di aiuto del sindaco, tramite televisione, al consiglio comunale in questa occasione. Ricorda che sono stati i senatori del PD a votare la legge di stabilità 2018 che è venuta in soccorso dei comuni e senza il consenso e il voto del gruppo di Forza Italia. Oggi si chiede di aprire un paracadute soccorrendo una maggioranza che in questo momento non ha i numeri. Non si può poi votare la rimodulazione di un nuovo piano se il sindaco non ci dice come intende risanare l’ente e capire quale è l’inversione di tendenza.
Chi garantisce poi con questa proroga non si facciano altri danni alla collettività, con imprese che non sono state pagate.
Il consigliere Tato Cavallino puntualizza che si tratta di un’adesione ad un piano di riequilibrio e non di altro. Il comune di Modica è stato baciato da una fortuna. Gli altri gruppi, compresa Forza Italia, avevano presentato degli emendamenti in Parlamento di cui non si è tenuto conto. Questa possibilità sia da monito all’amministrazione per poter rimodulare il piano. Si dichiara contrario alla discussione in una commissione convocata ad hoc.
Il consigliere Luigi Giarratana ribadisce il concetto dell’adesione e annuncia che poi l’amministrazione presenterà il nuovo piano che sarà poi discusso in consiglio.
Il consigliere Vito D’Antona pone un questione tecnica in ordine alla indicare la durata massima richiesta per spalmare il debito se deve essere motivata per aderire al nuovo piano e chiede un chiarimento il rapporto tra la delibera a trent’anni e quella che si vuole votare adesso.
Il sindaco nel suo intervento precisa che la riformulazione del piano ha un percorso diverso rispetto ai precedenti così come illustrato nelle procedure che ha spiegato in precedenza.
Questa legge dà la possibilità di partire da zero. Per quanto riguarda la dilazione dei venti anni il coefficiente uscirà fuori dalla riproposizione del nuovo piano. Il Comune si trova nella forbice tra i quindici e i venti anni per ammortizzare il debito. Quando sarà il momento di presentare il piano rimodulato si parlerà di cifre, di relazioni inviate alla Corte dei Conti per l’anno 2016 per capire come procede il risanamento.
La consigliera Ivana Castello si chiede qual è il vantaggio di passare da un pagamento a trent’anni rispetto a quello previsto oggi a venti anni. Bisogna quindi attendere la decisione della Corte dei Conti sulla delibera numero 88 che contiene il piano di riequilibrio finanziario pluriennale che è tuttora in esame e che prevede appunto di spalmare il debito in trent’anni. Farne uno nuovo solo se si ritiene che il piano in itinere potrebbe essere bocciato.
Il consigliere Vito D’Antona leggendo la norma non parla di un nuovo piano ma bensì della rimodulazione del piano ovvero è rivolto a quei comuni che hanno già adottato il piano di riequilibrio. Torna a chiedere il rinvio di 48 ore per una discussione non tanto sull’adesione ma sul merito sull’argomento per verificare come superare le criticità e chiede un voto su questo.
Il consigliere Giorgio Falco a nome della maggioranza non si dichiara d’accordo al rinvio.
Si tratta nei fatti di un’adesione e non della riformulazione del piano per il quale ci saranno quaranta cinque giorni per essere predisposto. Rinviare di qualche giorno la discussione non è opportuno anzi è un ostacolo.
La richiesta del consigliere Vito D’Antona di rinviare a giovedì 11 dicembre alle ore 19,30 la discussione sull’adesione viene bocciata con undici voti favorevoli e quattordici contrari.
Il consigliere Carmelo Cerruto del PD conferma la presenza dell’opposizione in aula ma il suo gruppo si asterrà sulla votazione.
Il consigliere Vito D’Antona valuta che bisogna usare tutti gli strumenti utili per evitare il dissesto, ma è necessario intervenire sui punti critici e dichiara il voto di astensione.
Il consigliere Tato Cavallino dichiara il voto favorevole all’adesione per tutelare gli interessi della città; il voto contrario al rinvio lo motiva perché il punto è già stato sviscerato in commissione. Auspica la discussione di merito sul piano molto tempo prima dei quaranta cinque giorni previsti.
Il consigliere Luigi Giarratana annuncia il voto favorevole all’adesione al piano ai fini di tutelare gli interessi della gente e sentono per intero questa responsabilità. La discussione di merito è stata fatta in commissione bilancio dove è stato assente, lo è da tre anni, Vito D’Antona che non ha partecipato al dibattito.
Il consigliere Concetto Puccia denunciando la gestione finanziaria dell’amministrazione come consigliere e capigruppo di Forza Italia rimarrà in aula non solo per l’adesione ma anche per rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario. Si tratta di un impegno formale.
Dichiara il voto favorevole sull’adesione.
Il consigliere Giovanni Scucces valuta che l’adesione è importante per la città. Si è dichiarato favorevole al rinvio del punto perché intendeva sapere in ordine al merito del punto.
Poi rileva che la maggioranza non c’è; se l’opposizione decidesse ad abbandonare l’aula il punto non si potrebbe votare. Quando c’era la forza dei numeri in maggioranza si chiudeva ad ogni richiesta di dialogo della minoranza.
Annuncia il voto favorevole al punto. L’atto di responsabilità della minoranza serva all’amministrazione e ai consiglieri di maggioranza a confrontarsi sulle idee.
Il consigliere Andrea Rizza voterà contrario.
L’adesione alla possibilità di rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale viene votata a maggioranza con diciotto voti favorevoli e sette astenuti.
L’atto viene corredato della immediata esecuzione con diciassette voti favorevoli e otto astenuti.
La seduta è rinviata a martedì 16 gennaio alle 19,30.
L’Ufficio Stampa